Questo giardino è il mio! L’ho ereditato dal mio babbo. E non parlo solo di eredità in senso tecnico-giuridico, ma, soprattutto, di eredità morale. Negli ultimi anni mio padre non se ne era più preso cura e, quando, a un certo punto, gli chiesi se potevo prenderlo in mano io e se potevo fare qualche modifica, mi rispose di sì e che potevo fare tutto quello che volevo (risposta non così scontata, tenuto conto del suo carattere, diciamo così, per usare un eufemismo, “decisionista”). Così mi sono messa all’opera.
Ho trovato un giardino abbandonato. Suddiviso in quattro terrazzamenti: il primo, lastricato; nella seconda terrazza c’erano tre alberi di lagestroemia, dal fusto lungo e diritto ed una chioma tonda. Sotto agli alberi, qualche pianta di rosa rampicante cresciuta senza alcun appoggio e qualche pianta di zinnia; la terza terrazza era suddivisa in tre aiuole centrali e due aiuole nei lati lunghi, con qualche pianta di rosa in ordine sparso e, in un angolo, un altro albero di lagestroemia alla cui base erano cresciuti tanti polloni che avevano creato una sorta di arbusto attorno all’albero. Nell’ultima terrazza, esattamente al centro (in tipico “stile da ingegnere”, come dico io. Mio padre era davvero ingegnere, per laurea e mentalità) c’era una vite e, davanti a questa, a usufruire della sua ombra, due piante di ortensie; tutt’intorno erbacce.
Ho iniziato portando la seconda terrazza al livello della prima, facendo alzare il relativo muro di contenimento. Così ho potuto ampliare lo spazio della prima terrazza, quella più vissuta e destinata alla convivialità. Ho ridotto di circa un metro di profondità la parte lastricata e, nella fascia corrispondente, ho posato il prato a zolle. Quindi, ho inserito degli arbusti sempreverdi, un fico che con la sua chioma facesse un po’ di ombra negli assolati pomeriggi d’estate, delle peonie che rallegrassero con i loro fiori meravigliosi durante il mese di maggio e ortensie per dare colore nei mesi successivi, fino all’autunno inoltrato Sulle vecchie colonne, vasi di scaevola blu e tutt’intorno tanti vasi ad arredare con i fiori più svariati, dalle fioriture alternate: rose, ortensie, un lillà, una buddleia, geranium, plumbago, agapanti, iris, salvie, lavande.
Sotto il portico, preesistente, ho fatto costruire una panca in muratura con il piano rivestito di mattoni vecchi, sui quali ho posato tanti cuscinoni; un vecchio tavolino ridipinto, la vecchia poltrona in vimini della nonna, portacandele in ferro et voilà, il mio angolo ricevimento!
Nelle altre due terrazze, innanzitutto ho seminato il prato.
Poi, nella seconda terrazza, rose a profusione, quelle del babbo, che ho recuperato, ed altre che ho aggiunto, per lo più inglesi, che amo particolarmente per la loro fioritura continua, i fiori stradoppi ed il profumo intenso. Lungo il muro di confine ho piantato del gelsomino e,davanti, delle ortensie della varietà quercifoglia e paniculata, tutte rigorosamente bianche. Ho potato la lagestroemia, tagliando il tronco centrale in modo da darle un portamento meno rigido e valorizzare i tronchi argentei più sinuosi. La panchina in ferro battuto addossata al muro, incorniciata da rose rampicanti, è uno dei miei angoli prediletti, dal quale mi godo la vista sul panorama, nascosta dalla vista delle case confinanti.
E, nell’ultima terrazza, sempre per garantire un po’ di privacy, addossato al muro ho fatto costruire un pergolato in ferro battuto, sul quale si arrampica un glicine, prepotente, ma amatissimo, perché mi porta coi ricordi al passato, nel vecchio giardino della nonna (il glicine non mancava mai nei giardini di un tempo). Ho spostato di lato la vite del babbo; davanti e tutt’intorno tante iris delle varietà più diverse; e poi ancora ortensie di ogni tipo, rose che si arrampicano lungo i pali del pergolato e sul muro di confine, un giuggiolo (le giuggiole sono la mia passione, non resisto!) e un melograno (altra pianta antica che amo molto). Non manca l’edera a ricoprire parte di un muro e poi il caprifoglio.
È un giardino piccolo, ma alla fine ne è risultato un piccolo paradiso.
Già, ma io sono di parte! ;-)